In manette Laura Bonafede, avrebbe protetto la latitanza di Messina Denaro

Indagata anche la figlia Martina Gentile

Redazione Prima Pagina Campobello
Redazione Prima Pagina Campobello
13 Aprile 2023 09:05
In manette Laura Bonafede, avrebbe protetto la latitanza di Messina Denaro

La maestra campobellese Laura Bonafede è stata arrestata stamattina dai Carabinieri del Ros con l’accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall’aver agevolato Cosa nostra e l’ex latitante Matteo Messina Denaro.

E' indagata per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena anche Martina Gentile, figlia della Bonafede. La Procura aveva chiesto per la ragazza gli arresti domiciliari, ma il gip ha rigettato l’istanza per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza pur stigmatizzando i comportamenti della giovane, legata al capomafia da un forte rapporto di affetto. Il boss, Martina e la madre avrebbero condiviso anche periodi di convivenza durante la latitanza di Messina Denaro.

La Bonafede, che insegnava presso la scuola dell’Infanzia Catullo di Castelvetrano, è la figlia dello storico capomafia di Campobello di Mazara, Leonardo Bonafede, deceduto tre anni fa, e moglie di Salvatore Gentile, all’ergastolo per delitti di mafia, commessi su mandato di Messina Denaro. Il nome della Bonafede era finito nell’occhio del ciclone dopo che la trasmissione “Non è l’arena” di Massimo Giletti aveva mostrato degli scritti della figlia Martina e le aveva chiesto di prendere posizione contro la mentalitrà mafiosa.

Richiesta ovviamente caduta nel vuoto, pochi giorni dopo era emerso dalle indagini che la donna non solo si era incontrata con il boss al supermercato, ma che con lui intratteneva una corrispondenza che faceva intuire anche un rapporto particolare tra i due. Da qui era partita una prima sospensione di dieci giorni disposta dalla dirigente Vania Stallone, ed una successiva sospensione a tempo indeterminato disposta dal Ministero dell’Istruzione.  Secondo quanto scrivono i giudici che hanno coordinato le indagini , il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, l’aggiunto Paolo Guido e dal pm della Dda Gianluca de Leo, la maestra sarebbe stata la donna di Matteo Messina Denaro e farebbe parte della rete di complici che ha protetto il capomafia durante la latitanza.

Avrebbe provveduto alle necessità di vita quotidiana del latitante, gli avrebbe fatto la spesa per fargli avere rifornimenti temendo che potesse essere contagiato dal Covid e non potesse uscire, avrebbe condiviso con lui un linguaggio cifrato per tutelare l’identità di altri protagonisti della rete di protezione del boss e curato con maniacale attenzione la sua sicurezza.

La maestra sarebbe stata, dunque, uno dei perni intorno al quale ha ruotato la clandestinità di Messina Denaro già a partire dalla metà degli anni ’90. Cugina del geometra Andrea Bonafede che ha prestato l’identità al boss, cugina del dipendente comunale, anche lui di nome Andrea Bonafede, che ha provveduto a fargli avere le ricette mediche necessarie alle terapie da affrontare per le cure del cancro, e di Emanuele Bonafede, uno dei vivandieri del padrino arrestato insieme alla moglie.

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