Operazione antimafia:11 arresti e tra i 153 indagati anche un cugino di Messina Denaro

Operazione condotta dai Carabinieri di Milano e Varese. Il cugino è Paolo Errante Parrino che vive ad Abbiategrasso

Redazione Prima Pagina Campobello
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25 Ottobre 2023 17:46
Operazione antimafia:11 arresti e tra i 153 indagati anche un cugino di Messina Denaro

I carabinieri di Milano e Varese hanno eseguito undici ordinanze di custodia in carcere e sequestrato beni per un valore complessivo di oltre 225 milioni di euro, nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Dda che riguarda un contesto criminale attivo prevalentemente nel territorio lombardo, formato da persone legate a Cosa Nostra, 'ndrangheta e camorra. Tra gli oltre 150 indagati nell'inchiesta della Dda di Milano sul "sistema mafioso lombardo" figura anche il castelvetranese Paolo Aurelio Errante Parrino, che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il "punto di raccordo" tra il "sistema mafioso" in Lombardia, ossia il presunto accordo tra le tre mafie, e Matteo Messina Denaro, morto lo scorso settembre. Parrino per gli inquirenti avrebbe trasferito al boss "comunicazioni relative ad argomenti esiziali" mentre era latitante. Lo si legge nell'ordinanza del gip di Milano Tommaso Perna che, però, ha respinto oltre 140 richieste d'arresto, tra cui quella di Parrino.

Nella nuova inchiesta della Dda di Milano mancano, tra l'altro, le prove per "affermare" che Paolo Aurelio Errante Parrino, cugino di Matteo Messina Denaro, "abbia proseguito, anche dopo la prima condanna del 1997, il suo rapporto di affiliazione al mandamento di Castelvetrano, né tantomeno all'associazione lombarda ipotizzata dalla Pubblica Accusa", ossia quella confederazione di tre mafie. Lo scrive il gip di Milano Tommaso Perna che, in un passaggio delle oltre 2mila pagine dell'ordinanza, spiega perché Parrino non può essere arrestato, così come altri 142 indagati, come chiedeva, invece, la Dda milanese.

Il giudice chiarisce che è sì vero che Parrino è un "esponente storico del clan" mafioso di Messina Denaro, "seppur da tempo trasferitosi" a vivere ad Abbiategrasso, nel Milanese, ma manca nell'inchiesta "la prova dell'esternazione nel territorio milanese della metodologia mafiosa" da parte sua.

Per il giudice, la Procura su Parrino, come in realtà su decine di altri indagati, ha portato solo "elementi" di tipo "suggestivo" per provare che il 76enne "abbia continuato a far parte del sodalizio" mafioso anche dopo la fine degli anni '90. Manca, tra le altre cose, la prova "del contenuto degli incontri" tra Parrino e "Bellomo Girolamo".

Secondo l'accusa, Parrino sarebbe stato "intermediario per conto della famiglia trapanese dei Pace nella controversia con Amico Gioacchino". E, nel novembre 2021, a Castelvetrano avrebbe incontrato anche le sorelle, la nipote e la madre dell'allora superlatitante Messina Denaro. E ancora, sempre secondo la Dda, avrebbe intrattenuto "perduranti e confidenziali rapporti" con il sindaco di Abbiategrasso (Milano) Cesare Nai (non è indagato), che chiamava, scrive la Procura, "Cesarino", e con altri esponenti del Consiglio comunale. Ma non c'è alcuna prova, secondo il gip, che Parrino abbia messo in pratica la "metodologia mafiosa" nei fatti elencati, definiti dallo stesso giudice anche come "scarsamente rilevanti", e che addirittura lo avrebbe fatto come presunto appartenente della confederazione delle tre mafie.

Tra l'altro, quando un detenuto si sarebbe rivolto a Parrino affinché intervenisse sul sindaco perché, mentre era in carcere, gli era stata "sequestrata l'abitazione di edilizia popolare", l'intervento del 76enne si era rivelato "non dirimente", scrive il gip, trovando "l'opposizione" del primo cittadino. Un episodio che dimostra, chiarisce il giudice, che anzi "la presunta associazione" non è "in grado di esercitare alcun potere di controllo sul territorio". Per il gip, in pratica, a Parrino sono state contestate dal pm "vicende bagatellari".

Sono state effettuate 60 perquisizioni con l'impiego di oltre 600 carabinieri sull'intero territorio nazionale. E' stato inoltre notificato l'avviso di conclusione indagini nei confronti di 153 indagati.

fonte ANSA

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