Il 14 maggio si terrà, al Parco Archeologico di Selinunte, l'evento "La primavera del Belìce" promosso dal quotidiano "la Sicilia": un incontro, a partire dalle ore 9,30, con i protagonisti del territorio: sindaci, Regione, imprenditori e distretti. Forse non tutti sanno che la Valle del Belìce ha un forte potenziale attrattivo. Uno dei più forti della Sicilia. Se fosse adeguatamente valorizzato potrebbe costituire un polo turistico di livello internazionale al pari di tante altre località turistiche italiane. Ma perché ciò avvenga è necessaria, innanzitutto, la costituzione di un progetto comune. Un’offerta unica e condivisa.
Ancora in questi giorni i Comuni o le realtà locali si sono presentate alla Bit di Milano presentando iniziative singole o, al massimo collegate a poche opportunità confinanti.
Ma i turisti di tutto il Mondo acquistano offerte collettive. Comprano l’Italia, la Sicilia, l’enogastronomia, l’archeologia, il mare, il turismo esperienziale o quello religioso. Prevedono e organizzano tour in bici, a cavallo, in auto, in moto o in autobus.
Ed è proprio in questi campi che la Valle del Belice ha tutto da offrire. Intanto è facilmente raggiungibile da due aeroporti e da due porti (Trapani e Palermo). E’ ben collegata grazie ad una rete autostradale di recente costruzione. Ha un mare bellissimo accertato con le continue bandiere blu che sono state assegnate e la costa è stata recentemente inserita nel circuito del Mito del Dmo di Agrigento.
Il Distretto turistico Sicilia occidentale di Trapani sta puntando invece nell’offerta West of Sicily che facilmente potrebbe comprendere anche il Belice. L’area vanta anche due parchi archeologici (Selinunte e Segesta) e una zona speleologica (Contessa Entellina con le sue famose grotte).
C’è un museo di arte contemporanea a Gibellina, città d’arte al punto che il presidente della Regione Musumeci ha deciso di riqualificare l’area con un nuovo centro di accoglienza turistica e la formazione di una rete che coinvolga tutti i comuni nei pressi del Cretto di Burri. Si perché il terremoto del 1968 non è stato dimenticato, anzi. A Poggioreale il vecchio paese è rimasto come se fosse ancora quella terribile notte del gennaio 1968. In altri comuni come a Montevago ne è rimasta solo un’area. Solo si va avanti, come a Santa Margherita di Belice, città del Gattopardo o sul turismo come a Sambuca di Sicilia.
Non possiamo non ricordare l’enogastronomia, la vitivinicoltura, gli oleifici, gli aranceti, i mandorleti e la pastorizia. Ma questi sono solo degli esempi. Ogni piccola area del Belìce ha una sua peculiarità che merita di essere attenzionata e visitata.
Ma così, bisogna ammetterlo, è impossibile da vedere nella sua interezza. Ed è per questo che l’offerta va coordinata e promossa insieme. Il turista avrà così la possibilità di decidere cosa vedere in base alle proprie necessità e scegliere un pacchetto nuovo, unico, della Sicilia 2.0.