Si rompe un femore e viene operato dopo quasi una settimana

È successo all'Ospedale di Trapani, protagonista del caso di malasanità un anziano mazarese

Maria Chiara
Maria Chiara Conticello
20 Aprile 2023 13:46
Si rompe un femore e viene operato dopo quasi una settimana

«Una situazione ingestibile ma soprattutto poco umana». 

È quella denunciata da Tiziana Papiro e che riguarda i ritardi dell’Ospedale Sant’Antonio Abate e, in generale, di tutta la Provincia: qualcosa che tutti conoscono ma che pochi segnalano. 

E Tiziana Papiro, mazarese, è tra quei cittadini pronti a segnalare perché «ognuno deve mettere una goccia e fare qualcosa». Tutto comincia giovedì 13 aprile quando il padre della donna è costretto a chiedere l’intervento del 118 a causa di una caduta. L’uomo viene portato al Pronto Soccorso di Mazara e la diagnosi è presto chiara: rottura al femore e necessita un’operazione che, per legge, deve essere eseguita entro le 48 ore. C’è un solo problema: a Mazara manca il reparto di ortopedia. 

Il paziente, dunque, deve essere trasferito a Castelvetrano o a Marsala che, però, risultano pieni. Dopo più di un giorno – quindi erano passate già 24 ore – l’uomo viene trasferito a Trapani. Essendo cardiopatico, il rischio è molto alto già entro le 48 ore prestabilite dalla legge. 48 ore che, però, passano senza operazione. E con le ore passano i giorni.

«L’intervento è stato organizzato più volte – afferma Tiziana Papiro – ma poi veniva sempre rimandato perché le sale operatorie erano piene o c’erano altre emergenze. Ma anche il mio papà era un codice rosso, essendo cardiopatico e con le ore che passavano rispetto a quello definito dalla legge».

Il paziente è stato operato nel tardo pomeriggio di ieri, dopo ben 144 ore dalla caduta e non è possibile nemmeno curarlo e accudirlo come i figli vorrebbero. Una situazione, questa, non solitaria: ogni giorno tanti trapanesi hanno a che fare con episodi così.

Pochi, però, segnalano o denunciano quello che, a tutti gli effetti, potrebbe essere definito caso di malasanità. 

E ciò è dovuto, soprattutto, alla mancanza di personale e ad un sistema che non funziona. Il tutto, poi, con sfondo la Regione che ha la disponibilità di circa 6 milioni di euro con la finalità di riduzione dei tempi d’attesa nell’erogazione delle prestazioni sanitarie. Quanto tempo dobbiamo aspettare?

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